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Andrea Attardi / “DIARIO SICILIANO” |
Come s’addice ai veri fotografi, Andrea Attardi si muove come un raccoglitore di ombre, di voci originate nel farsi e disfarsi della luce: dell’impalpabile e della meraviglia creata dall’incontro della grandezza ribollente del Sole con l’impercettibile piccolezza di particelle di silicio e carbone che formano lo strato atmosferico che avvolge il nostro pianeta. La bellezza della fotografia e di tutta la nostra esperienza di umani risiede infatti esattamente qui: nell’intreccio inestricabile di immensità e piccolezza, tanto che possiamo dire che non ci sono cose irrisorie, ma soltanto realtà sostanziali. Che niente di ciò che ci circonda ha poco valore. Ci sono semmai cose che ci toccano di più, che sentiamo più intime. Fra esse i paesaggi, i luoghi e i personaggi intorno ai quali siamo cresciuti. Ogni cosa che ci punge, ci punge in relazione al nostro passato, al nostro essere stati dentro un luogo con le sue vicende.
Per questa ragione, per chiunque di noi le fotografie di Andrea Attardi raccolte nella mostra “Diario siciliano” sono un ritrovarsi.
Per molte di queste immagini, il fotografo ha lungamente atteso. Ha aspettato che la luce avesse una sua sostanza particolare, che, incontrando certi oggetti, diventasse forma. Segno inequivocabile della percezione dell’autore. La quale nel caso specifico di Andrea Attardi tende alla geometria e ai toni di contrasto alti e ai neri e ai bianchi intensi.
Queste fotografie scattate in diversi luoghi della Sicilia risultano di un’essenzialità straordinaria e di una capacità evocativa davvero rara. Di una leggerezza che in parecchie circostanze diventa persino balletto, riportando alla mente una famosa frase di Paul Valery: “L’instant engendre la forme, et la forme fait voir l’instant”.
Diego Mormorio |
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Andrea Attardi
Andrea Attardi, scrittore, fotografo, è attualmente titolare della cattedra di Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Roma. Il medesimo incarico ha mantenuto fino al 1995 presso l’omonimo istituto di Palermo. La Sicilia è motivo di una ricerca fotografica tuttora in corso, attraverso i centri urbani e rurali più sconosciuti dell’isola.
A partire dagli anni Novanta, dopo numerosi reportage nei paesi arabi e africani, concentra la sua attenzione verso le complesse realtà sociali dell’America Latina, in particolare a Cuba, in Brasile, Uruguay e Argentina.
Nel 2003 pubblica il saggio “Buenos Aires ora zero” (Ed. Desiderio&Aspel), un’indagine nei quartieri della capitale argentina attraverso la storia, dalla caduta di Peròn fino al ritorno della democrazia.
Andrea Attardi è autore delle immagini dei volumi: “Paris/Soupault” (Ed. Carte Segrete 1983), “Indie” (Ed. Ferro di Cavallo 1986), “Atlante di Sicilia” (Ed. Lavoro 1994), “Paesaggi siciliani” (Ed. Peliti&Associati 2001), “Vetri, porti – una corsa per Palermo e dintorni” (Ed. Plumelia 2009)
Della sua opera fotografica hanno scritto, fra gli altri: Piero Berengo Gardin, Giuseppe Cannilla, Aldo Gerbino, Diego Mormorio, Giovanni Semerano, Enzo Siciliano, Philippe Soupault, Ennery Taramelli, Sergio Troisi, Giuseppe Turroni.
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